L’Epatite B può essere descritta sinteticamente come una patologia di natura infettiva a carico del fegato. Il fegato è un organo particolarmente importante, in grado di svolgere molteplici funzioni per il nostro corpo, per questa ragione il suo danneggiamento, qualsiasi sia la causa, comporta problematiche serie.
L’Epatite B è causata da un virus, noto come virus HBV, e può manifestarsi in forma acuta e in alcuni soggetti in forma cronica, causando disturbi annessi tra cui per esempio l’insufficienza epatica, la cirrosi e il tumore al fegato.
La malattia è ad oggi maggiormente diffusa in Asia Orientale e in Africa Sub Sahariana. In Europa e in Nord America il tasso di diffusione è nettamente inferiore, pari all’1% della popolazione. Si tratta della positiva conseguenza dell’adozione da parte di questi paesi della profilassi vaccinale obbligatoria, presente anche in Italia dal 1991.
Grazie alla lettura è possibile approfondire l’argomento, comprendendo quali sono le cause di questa patologia, quali sintomi comporta in tutte le fasi di sviluppo e come è possibile star meglio e quindi guarire dall’epatite B, anche grazie ad un’alimentazione specifica.
Le cause dell’Epatite B
Come precedentemente citato nell’articolo, l’epatite B è una malattia di origine infettiva. L’agente responsabile dell’Epatite B, il virus HBV, appartiene al genere Orthohepadnavirus e fa parte della famiglia delle Hepadnaviridae. Si trasmette facilmente da una persona ad un’altra, attraverso il contatto e l’esposizione a:
- sangue infetto;
- fluidi corporei provenienti da persona infetta, quali sperma, liquidi vaginali e secrezioni precoitali;
Inoltre, è molto probabile che il contagio possa avvenire tra madre infetta e neonato al momento del parto. Grazie all’obbligo vaccinale predisposto per tutti i nuovi nati, la malattia sta lentamente scomparendo sul territorio italiano, eliminando di conseguenza la possibilità di contagio.
È importante sottolineare che, a differenza dell’epatite A e dell’epatite E, l’epatite B si trasmette attraverso le feci infette e cibi o acqua eventualmente contaminati da esse.
Epatite B: come si sviluppa la malattia
Il virus in questione, dal momento in cui è presente nell’organismo, inizia ad attaccare gli epatociti, ovvero le cellule del fegato. Qui si stanziano e iniziano in breve tempo a proliferare. Questa proliferazione genera infiammazione a carico dell’organo e danni a livello cellulare. In seguito a ciò si possono generare alcuni sintomi tipici, come ad esempio febbre, ittero e dolori diffusi, o non manifestarsi affatto, lasciando la persona contagiata del tutto priva di sintomi.
In un organismo in cui il sistema immunitario è sufficientemente forte, la malattia viene completamente debellata dallo stesso, procedendo spontaneamente verso la totale guarigione. Tuttavia, se l’organismo colpito non reagisce nella maniera
sperata, il fegato verrà lentamente danneggiato, con il rischio di numerose problematiche, particolarmente pericolose per la salute.
I sintomi dell’Epatite B
Dopo un periodo d’incubazione piuttosto lungo, che può protrarsi fino a 180 giorni (all’incirca 2|3 mesi), la malattia sviluppa una serie di sintomi caratteristici che possono così essere sintetizzati:
- debolezza;
- febbre;
- nausea;
- inappetenza;
- malessere generale;
- dolori addominali e articolari.
- Ittero (ingiallimento occhi e pelle)
- Urina scura
L’epatite B viene trattata in maniera differente a seconda dei casi.
C’è chi non necessita di alcun intervento, mentre altre volte è necessario agire sui sintomi. Chi invece ha un’epatite cronica viene solitamente trattato con antivirali. Nei casi pià gravi invece si valuta il trapianto di fegato.
Epatite B: i consigli per una corretta alimentazione
Affinché l’organismo colpito possa tornare gradualmente a una condizione di benessere è necessario mettere in atto alcuni comportamenti, che si concretizzano anche con una corretta alimentazione, specifica per la patologia in questione. Gli obiettivi auspicabili dall’alimentazione sono:
- la diminuzione delle richieste funzionali del corpo;
- la diminuzione del carico di lavoro dell’organo;
- la remissione dal virus B e di conseguenza il sostegno dell’organismo;
In base a ciò è preferibile mettere in atto i seguenti consigli alimentari:
- ridurre o meglio abolire dalla propria dieta il consumo alcolico;
- evitare l’assunzione di farmaci e integratori alimentari non necessari;
- escludere dalla propria dieta alimenti e bevande considerati non salutari (ad esempio snack dolci e salati industriali, patatine fritte, crocchette, frittelle, hamburger e altri fast-food, bevande dolci (gassate e non), caffè americani dolcificati e/o con crema di latte);
- prediligere gli alimenti freschi (o anche congelati) o integrali, rispetto a quelli lavorati e raffinati.
- evitare il consumo di pasti eccessivamente abbondanti o nutrienti;
- evitare i digiuni prolungati (oltre le 12-14 ore);
- evitare ed eliminare in caso di celiachia dalla propria dieta tutti quei cibi contenenti glutine, anche in minime quantità;
- non bere acqua se non si è certi che questa sia potabile e non assumere cibi o bevande potenzialmente contaminati;
- aumentare il consumo di frutta e verdura, fino a 4|5 porzioni da 150-300 gr ognuna;
- aumentare l’assunzione di nutrienti benefici per il fegato, come la cinarina e la silimarina, comunemente presenti nel carciofo e nel cardo mariano;
- prediligere gli alimenti che contengono grassi polinsaturi, evitando tutti quelli aventi grassi saturi, scegliere quindi alimenti ricchi di omega 3, ad esempio il pesce azzurro, alcuni semi oleosi come mandorle e sesamo ed alcuni oli vegetali spremuti a freddo, tra cui l’olio extravergine di oliva, l’olio di semi di lino e l’olio di noce.
Si raccomanda sempre l’accurata supervisione e controllo del medico curante e degli specialisti.